
La vita non è ciò che ci accade,
ma ciò che facciamo con ciò che ci accade.


IL DESIDERIO CHE SI REALIZZA
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Sin dal lontano 1991, sbarcando su quella terra della quale conoscevo ben poco, se non le superficiali informazioni nozionistiche scolastiche, ho avvertito con mio stupore un apparente e ingiustificato senso di attrazione, che man a mano si è trasformato nella consapevolezza di un concreto e possibile traguardo per un nuovo “modus vivendi”.
D’altra parte sin d’allora, tutto questo si contrapponeva a quell’ambiente sempre più stretto e scomodo nel quale sono nato e vissuto, in un crescendo vorticoso che ha ampliato la mia insoddisfazione, noia, sino al disagio di vivere cosi… perché?
Da un “primitivo” sogno, si è poi maturata l’esigenza di cambiare; ho scelto Creta.
Nonostante la famiglia e buone prospettive professionali, ho realizzato di sentirmi intrappolato in una gabbia da cui uscire.
Sin dagli anni 2000, ha preso sempre più valore la realizzazione di una casa, il mio ultimo progetto… andare via per sempre.
Alcune condizioni familiari hanno rallentato e posticipato questa decisione, pur restando presente in me e riconosco di avere sofferto per le incertezze, ma anche per timore di affrontare questa decisione che è stata spesso affiancata alle domande delle persone in qualche modo vicine: “Ma chi te lo fa fare? perdere il lavoro, la tua città, i tuoi amici”.
Fortunatamente lo stesso quesito me lo sono posto io in modo critico: “ma vivere così ne vale ancora la pena?”
Vivere continuamente in fretta, senza un sorriso e serenità, continuamente “in corsa”, come si dice stressato; rapporti sociali inesistenti, nel caso presenti, decadenti o ingerenti…
Ecco che allora arriva l’insoddisfazione, la noia, ma anche la consapevolezza di perdere il mio tempo.
La scelta allora ha preso consistenza dettata allora non certamente dalla paura del salto nel buio, ma dalla ragionata convinzione di sprecare il mio tempo, la mia vita.
E’ stato così, mettendo in preventivo le possibili avversità alle quali sarei andato inevitabilmente incontro; d’altra parte spesso per pessimismo o peggio ancora per quanto mai inopportuni consigli, si fa che in modo ingiustificato diamo più valore all’incognito che al reale e così procrastiniamo le possibili scelte, ci abituiamo e ci adagiamo a non agire…
Ed è solo colpa nostra… in quel caso ce lo siamo permessi.
Per fortuna ho scelto e pur consapevole di alcune problematiche di famiglia e di lavoro, mi rimane il rammarico di non essere riuscito a fare prima tutto ciò… c’est la vie.
Per ragioni inerenti alla mia professione di architetto ho avuto, forse peccando di presunzione, una buona fiducia in me stesso che mi ha aiutato nella scelta.
In una sincera autocritica mi riconosco in un individuo sempre “in gara” con me stesso, “iniziato” per un percorso di sfide, per mettermi alla prova in modo sempre più difficile, trovare il mio limite…
La mia scelta di non avere dato peso a pensieri e consigli di persone vicine, che sono senz’altro un deterrente per le nostre scelte, è stata vincente prendendo coscienza dell’univoca scala dei “miei“ valori. Del valore del tempo e della vita vissuta e non trascorsa….
Adesso che il “progetto di vita” si sta realizzando sono sereno, fiducioso, come si dice “carico”, non per “affrontare” questo mio desiderio, ma per realizzarlo.
Adesso non ci sono più scuse, adesso si volta pagina.
ANDARE O SCAPPARE
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Per quel che mi riguarda, ritengo entrambe le cose, puntualizzando comunque che la prima è una scelta, la seconda è una derivata della prima, non ho mai avuto situazioni per merito o per colpa da cui “scappare”.
Il sopradescritto, dopo tanto tempo determina che più niente sia sopportato, a meno di essere privi di una normale sensibilità che per mia fortuna penso di possedere.
Lo “scappare”, (“scendere dal treno”) è correlato alla scelta di “andare” necessaria per riacquisire o conquistare per la prima volta la nostra vita, una “normale vita”, in modo completo e compiuto.
Mi ritengo fortunato di avere avuto l’opportunità di valutare altre realtà nel tempo, dove purtroppo nella maggioranza dei casi si è pensato che “il mollare” tutto ciò che si ha, ma anche ciò che si è creato con impegno, fosse una scelta scellerata, ma nel frattempo non si sono valutati o sottovalutati la “pochezza del non vivere “ e “del non agire”, per la paura dell’incognito e di sbagliare; non ultimo per le eventuali superficiali critiche maturate nell’ignoranza del valutare e del gestire la propria vita, ma anche dall’invidia per un’altrui scelta raramente percorribile.
Ecco come correlo “andare o scappare”, con la scelta per una speranza e non per la paura. Come si dice, quando occorre “fare le valige” e andarsene, non la dobbiamo prendere come una sconfitta, ma bensì come l’unico modo per ritornare a vivere e cercare di riacquisire la nostra dignità. (“Stare al mondo” S. Natoli)
MIGRARE NELLA RICERCA GENEALOGICA
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Solo alla soglia della pensione, in modo fortuito e casuale mi avvicino alla Genealogia.
Il ritrovamento di alcuni documenti, riposti per mezzo secolo in una valigia, è stata l’occasione e l’inizio di questa passione.
Da questo ritrovamento è nata l’opportunità di avvicinarmi a un tema a me sconosciuto, che nonostante alcune attinenze, esulava dalla mia professione di architetto.
Facendomi “prendere la mano”, la ricerca storica sulla mia famiglia col tempo si è trasformata da passione quasi in vocazione.
Ricostruire la storia della mia famiglia, ma anche di altre è colmare quel “buco della memoria”, di un tempo passato che oscure ragioni, disinteresse e poco amor proprio avevano cancellato.
È un nostro diritto, ma anche un nostro dovere ricordare chi ci ha preceduto. Com’è possibile non sentire in se l’esigenza di ricordare i loro nomi, la loro storia, che in modo volontario o involontario ha condizionato e predeterminato il nostro “status”, il nostro luogo di nascita, la nostra vita?
Dimenticare o peggio ancora non conoscere tutto ciò è come cancellare le loro “impronte”, la storia dei nostri antenati, la nostra famiglia.
Sono passati, quasi “volati “ dieci anni dal ritrovamento della famosa valigia riposta nella mia autorimessa.
Dieci anni di apprendimento teorico e pratico della materia; il procedimento della consultazione degli atti, alcuni assaggi di paleografia, rispolverando il latino scolastico e infine, ma non da ultimo il rapporto con i detentori dei documenti, con i relativi viaggi.
Senz’altro un grande impegno sotto tutti i punti di vista, ma che mi ha ampiamente ricompensato di un arricchimento personale impensabile.
A fronte di questa decennale esperienza ho pubblicato cinque volumi, riguardanti la ricerca storica di alcune famiglie di Lucca, Bologna, e Modena.
“ OMNES ET SINGULI FILII ANGUILLE ”
E’ il primo lavoro, ma lo considero “una ricerca nella ricerca” in quanto, quasi per caso, nella stesura del secondo lavoro, ho trovato l’origine della mia famiglia.
Periodo di ricerca: anni 2009/2014.
Limite della ricerca, anno 1160 circa.
Corredo: albero genealogico.
Pubblicato: Edizioni Pendragon (2014).
“I PASQUINI”
E’ il terzo lavoro: riguarda solo un ramo di una famiglia dell’alta valle del Reno , nel territorio bolognese, poiché lo stesso cognome è diffuso anche nel centro e nord Italia.
Periodo della ricerca: anni 2010/2012.
Limite della ricerca, anno 1430 circa.
Corredo: albero genealogico.
Tiratura limitata non in commercio (2017).
“PER TERRE E RADICI”
E’ il secondo lavoro, anche se come detto è iniziato per primo: è la storia della mia famiglia dall’origine sino ai giorni nostri.
Periodo della ricerca: anni 2009/2016.
Limite della ricerca, anno 1160 circa.
Pubblicato: Edizioni Pendragon (2016).
"DALLI MAZZONI”
E’ il quarto lavoro, riguarda come spesso capita una famiglia “migrante”, le cui origini, almeno per questo ramo sono state individuate nell’alto modenese.
Periodo della ricerca: 2018.
Limite della ricerca, anno 1570 circa.
Corredo: albero genealogico.
Tiratura limitata non in commercio (2018).
“DE FALABRINIS, I VALVASSORI DI SEGROMINIO”
Lo studio riguarda una delle più grandi famiglie di Lucca, di antichissime origini,
matrice originaria di diversi altri gruppi consortili e rami familiari.
Periodo della ricerca, anni 2013/2020.
Limite della ricerca, anno 880 circa.
Corredo: albero genealogico.
Pubblicato: Edizioni Pendragon (2020).
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Queste ricerche durate più di dieci anni, mi hanno confermato come costante delle famiglie prese in esame il “migrare”.
A parte l’evidente manifestarsi nella globalizzazione, il fenomeno è sempre stato presente.
Scelte personali, dettate da ragioni di vita e libertà, di guerre e pestilenze, ma anche di lavoro e di sentimenti.
Ed ecco che ricostruendo questo percorso a ritroso, ci si appropria delle storie personali dei nostri avi, che spesso solo il nostro ingiustificato interesse, aveva cancellato le loro scelte di vita, di passioni, a volte di sofferenze.
Dall’Italia alla Grecia: curioso questo opposto e antitetico tragitto rispetto al “ .. a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura..” di foscoliana memoria, ma c’est la vie.
PERCHE' LA GRECIA
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Perché è nell’immaginario collettivo di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di studiare o di conoscere tramite altri.
La Grecia custodisce un immenso patrimonio, ancora non del tutto “emerso” dell’antichità; monumenti, siti archeologici, musei, in parte documentano un materiale immenso sul quale è difficile fare una graduatoria per la relativa importanza, o elencarli tutti.
Dall’acropoli di Atene a Delfi, da Micene a Epidauro, da Rodi a Knossos, da Kos a Delos… molti... forse troppi.
Poi ci sono e non in secondo luogo, le bellezze naturali, morfologie e cromatismi a volte antitetici in un tessuto variegato, con un mix di colori indescrivibili, se non unici. Una sequenza temporale di storia e di civiltà e di stili.
Dalle civiltà minoiche e micenee, alle invasioni dei Dori e dei Persiani, sino alle occupazioni dei Romani e degli Ottomani e altri ancora sino ai Veneziani.
Per queste e altre ragioni, il patrimonio artistico della Grecia fu trafugato dai Romani sino a Napoleone e oltre, perché tutti rimasero affascinati da tali opere.
Quindi arte, sole, colori e profumi, coste, ma anche gli entroterra con le loro tradizioni costituiscono questo mosaico unico.
Patrimonio di tutti, il nostro corredo genetico di storia, il passato. La nostra memoria…
PERCHE' CRETA
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La civiltà minoica, la prima della Grecia, ma possiamo dire dell’ambito europeo inizia a Creta, forse nel 2900 AC e durò sino al 1450 AC.
La denominazione Minoica a ricordo e in onore del suo re più famoso, Minosse; secondo la mitologia figlio di Zeus.
Cosa certa comunque è che i minoici non erano indigeni, provenivano forse dalle regioni della Africa o dall’Asia minore, ma certamente popoli migratori che solcavano già allora i mari e sui quali si erano assicurati il dominio.
Segni evidenti di questa civiltà si trovano in tutto il mediterraneo; in Turchia, In Egitto, in Tunisia e altre ancora.
La civiltà minoica finisce all’incirca nel 1450 AC, probabilmente anche a seguito dei cataclismi naturali come quello famoso di Santorini.
Dopo questi eventi il popolo minoico cominciò a disgregarsi, ad emigrare.
Sembra che nel 1400 AC i Miceni invasero Creta, distruggendo definitivamente anche il palazzo di Knossos; perdendo definitivamente questa supremazia nei secoli seguenti, Creta fu territorio di continue invasioni e occupazioni; da ricordare quella importante dei Dori che durò alcuni secoli, poi ancora i Romani, gli Arabi, i Veneziani e i Turchi si alternarono nel controllo dell’isola.
Poi passò all’Egitto nel 1830, ritornando dieci anni dopo al dominio ottomano, sino al famoso accordo di Londra del 1913 dove fu assegnata definitivamente allo stato greco..
Ebbene in tutta l’isola di Creta vi sono presenze di quelle civiltà e popoli passati.
IL PROGETTO
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Un progetto che principalmente e finalmente soddisfi le mie esigenze personali nella ricerca di un collegamento tra la natura, il giardino e il mare, con lo spazio interno domestico.
La casa si sviluppa su un corpo unico posto al piano terra, ad eccezione dello studio al primo piano che si affaccia con un doppio volume; il tutto correlato da ampie vetrate su ogni lato e forature di ogni tipo.
La scelta di orientare il corpo di fabbrica con il lato lungo da nord a sud, con le forature verso sud e ovest, determina una casa “in movimento” con un’illuminazione naturale variabile nella giornata.
La funzione principale dei due giardini interni, e gli altri due in nicchia, è quella di accrescere il senso di un percorso interno con una visione continua sull’esterno e le sensazioni medesime..
La medesima funzione ha il grande pergolato sul lato ovest verso la piscina, dove assolvendo la funzione di “brise-solei” per le finestrature al piano terra, per la sua medesima struttura con il movimento del sole, determina una continua proiezione di “lame “ di luce in movimento sui pavimenti e negli ambienti interni sino la tramonto.
Anche i materiali esterni di finitura sono stati scelti per correlarli al luogo circostante e preesistente; quindi materiali opachi, come la pietra naturale delle pareti, le pavimentazioni grezze, i ciottolati, ma anche le parti lignee del pergolato.
Quindi il mare e il verde in un contatto “visivo” con la natura, con la luce, con i profumi.
Alcune cose che potevano essere marginali o comuni, sono diventate per me centrali: forse e probabilmente mi sono con l’età, trasformato, forse più esigente e sensibile; forse quello che ora cerco mi sia mancato, mi sia stato tolto per tante vicissitudini della vita.
E cosi si passa in rassegna i momenti passati, ma non malinconia, emergono ricordi “assopiti” anche piacevoli, non solo quelli “rimossi” che la velocità della vita ha messo in secondo piano.
E’ una parte della mia infanzia che bussa alla memoria, oltre ad alcuni aspetti ed elementi del mio corredo genetico, certamente da non sottovalutare, ma anche elementi più immediatamente applicabili alle esigenze che dettano uno stile di vita nel quotidiano.
Corredo genetico? Lo penso; per sei generazioni, quasi duecento anni, i membri della mia famiglia nascono e vivono al mare in Toscana; prima a Marina di Massa (mare) poi a Pietrasanta (mare), mio padre nasce a Ventimiglia (mare), poi la famiglia si sposta ad Ancona (mare).
Da piccolo per molti anni facevo le vacanze a Ventimiglia (mare), o a Misano Adriatico (mare) dove ho passato in estate i momenti della mia giovinezza con i relativi connessi.
Mare, mare per tante generazioni, può essere questo il motivo, comunque io il mare lo adoro.
La voglia, quasi un’esigenza di ritrovare, come una volta degli spazi aperti: il mio giardino che avevo sino a otto anni.
L’orto: un ricordo lontano, ma anche indelebile dove mi appare la mia nonna che mi accompagna nel suo, per scoprire un mondo sconosciuto.
Penso che sia cosi: quasi un archetipo dal quale non improvvisamente, ma per una maturata necessità, emergono situazioni e necessità anche semplici, messe per tante ragioni a latere, in sacrificio del nostro percorso…c’est la vie.


















